Infanzia
LA VALUTAZIONE NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA:
OSSERVAZIONI SISTEMATICHE, VALUTAZIONE MITE
Nella scuola dell’infanzia valutare significa scoprire i diversi stili cognitivi, i talenti, le attitudini, attraverso un processo di incoraggiamento e di sostegno alla crescita.
Osservazione, fiducia e incoraggiamento: sono queste le parole che dovrebbero accompagnare la valutazione all’interno di qualsiasi processo di educazione istruzione; la valutazione dovrebbe rispondere alle domande: “Dove voglio andare?” “Come desidero accompagnare i bambini?” “E verso cosa?”
La valutazione orienta la progettazione, si impegna a rilevare punti di forza o punti critici ed è alla base del processo di miglioramento. Per questo per la scuola dell’infanzia si persegue la pratica di una valutazione mite.
Nella scuola dell’infanzia, al di là di ciò che dicono le Indicazioni nazionali, che ne individuano la valenza formativa, la valutazione riconosce, accompagna, descrive e documenta i processi di crescita. La pratica della valutazione rappresenta cioè la conseguenza di una attenta e peculiare osservazione da parte delle/degli insegnanti, in grado di cogliere la differenza tra una abilità o competenza già padroneggiata ed una nuova che si sta affacciando o che è in via di consolidamento.
Il riferimento è ovviamente alla zona di sviluppo prossimale di vigotskiana memoria. Nella scuola dell’infanzia le/gli insegnanti intervengono orientando le pratiche didattiche per far evolvere i bambini e le bambine all’interno di uno sviluppo e una crescita da loro sollecitata e facilitata, senza stimolazioni che li espongono ad un precocismo dannoso, e praticano la valutazione mite.
Per valutazione mite si intende una valutazione che non etichetta, non semplifica, non si appoggia a verifiche o a strumenti osservativi preconfezionati da utilizzare a mo’ di schede individuali su cui barrare la presenza o l’assenza di determinate abilità, ricavandone quasi un documento di misurazione sommativa.
Per valutazione mite si intende l’eventuale rilevazione dell’inibizione o della difficoltà o della lenta esecuzione di una determinata attività non per sanzionarla ma per far uscire dallo sfondo la richiesta implicita di aiuto, in modo che in tempo reale l’insegnante sappia trovare la strategia adeguata per farsi carico dell’eventuale disagio emergente o del ritmo di sviluppo forse un po’ più lento.
All’interno della valutazione mite non si cerca di rilevare solo le difficoltà ma anche i diversi stili cognitivi, i talenti emergenti, le attitudini. Essa non poggia sulla rilevazione negativa della prestazione scadente ma sul processo di incoraggiamento, pilastro essenziale del sostegno alla crescita e a qualsiasi autentico ambiente di apprendimento. Ogni bambino/a ha la sua zona di sviluppo prossimale ed ogni bambino/a deve essere incoraggiato/a a migliorare. Nel processo di incoraggiamento l’insegnante deve essere disponibile sempre ad essere spiazzato da qualche “atteso imprevisto” - atteggiamento o comportamento dei/delle bambini/e; deve essere disponibile alla sorpresa e alla meraviglia. È infatti dalla sorpresa rispetto a piccole competenze inattese che magari non appartengono al campo in quel momento osservato, ai piccoli miglioramenti che improvvisamente appaiono che sorge la fiducia che l’insegnante trasmette ai bambini e alle bambine nella loro crescita ed evoluzione, nel fatto che qualsiasi difficoltà ed impaccio sono comunque reversibili.
Attraverso la “valutazione mite” si apprende l’abitudine personale ad auto-interrogarsi e, di conseguenza, ad autovalutarsi: aspetti fondamentali della professionalità docente auspicabili in ogni ordine di scuola.